Mindfulness: La Chiave Segreta per una Vita Più Serena e Felice

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Ci siamo accorte di come la nuova categoria wellness vi stia appassionando e per questo ci stiamo impegnando per  trovare argomenti sempre più interessanti da proporvi.
Questa volta abbiamo scelto di addentrarci in un campo del quale si sente parlare spesso, ma che ha ancora i contorni un po’ nebulosi: la mindfulness.

Speriamo con questo articolo di chiarirvi un po’ le idee e magari di invogliarvi ad approfondire. 

COSA SI INTENDE PER MINDFULNESS

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Il concetto di mindfulness non è facile da sintetizzare in poche parole, lo si potrebbe definire uno stato di liberazione, di illuminazione e di equilibrio che si ottiene mediante la meditazione.
Letteralmente, infatti, il termine si traduce in “pienezza della mente”.

La parola deriva nello specifico dal termine “sati”, che nella lingua Pali (quella con cui il Buddha ha lasciato i suoi insegnamenti), significa “presenza mentale”, “consapevolezza”.
La mindfulness è una pratica antica che si fa risalire addirittura a 2500 anni fa, ma si è diffusa rapidamente in molti campi. 

Il perché abbia preso piede in maniera così massiccia e veloce è semplice: una mente sgombra da pensieri tossici funziona meglio ed è più produttiva, da qui il desiderio di possederla per poter rendere al massimo in vari campi.
È un po’ come avere una lente di ingrandimento in una mano e un puntello nell’altra; con la prima vedremo la realtà più nitidamente, mentre con il secondo ci ancoreremo ad essa per non essere sballottati dagli eventi.

Vedere le cose per ciò che sono esattamente migliora la qualità dell’esistenza perché ci evita di operare scelte sulla base dell’illusorietà che la nostra mente spesso mette in atto.
Evitare l’errore, a sua volta, ci eviterà la sofferenza data dalla delusione per sentire di essere caduti in inganno. 

L’ATTEGGIAMENTO CONTA

Spesso si dice che “siamo quello che mangiamo”, verissimo, ma siamo anche e soprattutto quello che pensiamo.
Tutto ciò a cui permettiamo di entrare nella nostra mente, inevitabilmente, la condiziona.

Produrre dei pensieri errati o inutili ci rende dei perfetti auto-sabotatori.
Per questo motivo è fondamentale la qualità dei nostri pensieri, che nasce conseguentemente a un atteggiamento positivo e uno stato d’animo sereno.

La mindfulness, tramite la pratica quotidiana e costante, ci porta a una condizione di distacco necessaria per valutare ogni cosa nella maniera più oggettiva possibile.
Agendo direttamente sui neurotrasmettitori riprogramma da zero il nostro cervello per rispondere agli avvenimenti esterni in un determinato modo.

Per questo motivo è stata inserita – grazie a un biologo e ricercatore americano, Jon Kabat-Zinn -, in ambito medico e terapeutico.
Medicina tradizionale e mindfulness lavorano così in cooperazione.
In casi di particolare stress dovuto a cure invasive si è infatti rilevato un miglioramento generale delle condizioni del paziente (Stress Reduction and Relaxation Program).

Questo programma con gli anni è stato perfezionato fino ad arrivare a oggi per come lo conosciamo:  “Mindfulness-Based Stress Reduction” o “MBSR” (Riduzione dello Stress Basato sulla Consapevolezza).

Esistono poi specifiche diramazioni che si applicano in casi più specifici: abbiamo la mindfulness per la cura dell’ansia, per il trattamento del post partum, per risolvere  i problemi alimentari, per la cura degli anziani etc.

I QUATTRO PILASTRI

Abbiamo detto in precedenza che è stato il buddismo il fulcro dal quale si è sviluppata la mindfulness, ma occorre fare una precisazione riguardo ai principi cardine sui quali è nata.

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Le Quattro Nobili Verità, o i Quattro Pilastri, sono espressione della conoscenza profonda della realtà operata dal Buddha e sono stati inseriti nel suo primo sermone dopo aver raggiunto l’illuminazione.
Per questo motivo ogni persona che pratica la mindfulness dovrebbe seguirli.

Buddha, in pratica, sosteneva che affrontando in modo pratico la sofferenza, senza provare attaccamento verso di essa, si sarebbe giunti all’illuminazione mettendo fine al ciclo delle reincarnazioni.
Per raggiungere la piena consapevolezza, quindi, è necessario seguire un sentiero segnato da quattro pilastri:

  • Tutta l’esistenza è sofferenza (dukkha)
  • La causa della sofferenza è l’attaccamento (samudaya)
  • La fine della sofferenza coincide con la fine del desiderio (Nirvana)
  • La ruota del dharma porta alla fine della sofferenza (Magga)

Il dharma non è altro che l’insieme degli insegnamenti del Buddha.

QUANDO INIZIARE A PRATICARE LA MINDFULNESS?

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La pratica della mindfulness è semplice e si può svolgere in qualsiasi luogo e a qualsiasi età.
Serve solo tempo da dedicare e un posto tranquillo dove esercitarsi.

Può essere all’aria aperta, lungo un sentiero, ma anche davanti a una parete bianca.
Si può praticare la mindfulness perfino facendo le faccende di casa o spazzando il giardino, perché è la mente a dover restare focalizzata, non il corpo.

Una volta che si educa la mente alla concentrazione e il corpo ad una respirazione corretta, si sta già percorrendo la giusta strada.

Ma la mindfulness non è solo una pratica riparativa, ovvero non entra in gioco solo quando le abitudini ormai consolidate vanno corrette; bensì è anche una pratica propedeutica e formativa.
Per questo motivo praticarla in età evolutiva risulta essere molto utile dal punto di vista cognitivo.
Le menti giovani sono anche quelle maggiormente disposte all’accoglimento e al cambiamento, predisponendosi ad un’esperienza trasformativa profonda che abbraccia il qui e ora.

Come scrisse il monaco americano Thomas Merton: “ A che serve poter viaggiare sulla Luna, se non siamo in grado di attraversare l’abisso che ci separa da noi stessi?”

I PRIMI PASSI VERSO LA PRATICA

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Come abbiamo detto in precedenza, la pratica della mindfulness deve essere graduale, per questo all’inizio è meglio eseguire esercizi elementari.

Osservare per alcuni minuti gli oggetti che ci circondano senza toccarli e senza pensare alla loro funzione, percepire noi stessi e le parti del nostro corpo in relazione al mondo esterno, soffermarsi sui dettagli.

Durante una passeggiata, ad esempio, si può provare ad analizzare la corolla di un fiore, seguire le linee di una foglia, accarezzare la forma di un sasso.

Possono sembrare tutti gesti banali ma ci aiuteranno a connetterci con il nostro io più profondo, iniziando quasi un dialogo energetico tra noi e ciò che abbiamo intorno. Impareremo anche quanto durante questa pratica sia fondamentale il silenzio perché agisce come una cassa di risonanza di ciò che sentiamo.

Un altro esercizio fondamentale riguarda la respirazione. Anche in questo caso si può fare qualcosa di molto semplice per iniziare. 

Come prima cosa ci si siede su una sedia comoda e con la spalliera dritta.
Le spalle devono essere aderenti al sedile e i piedi poggiati a terra.
Tutto il corpo deve essere rilassato, nessun muscolo deve contrarsi.
Le mani aderiscono delicatamente alle cosce, le palpebre si abbassano.

Ci si concentra sull’aria che entra ed esce attraverso le narici e sui movimenti dell’addome, poggiando una mano sulla pancia. Si respira come di consueto, ma prendendone piena coscienza.
Dopo 5 minuti (si aumenta con il progredire della pratica) si riaprono gli occhi e annotano le sensazioni provate. 

OSSERVARE IL CAMBIAMENTO

Come ogni cosa nuova, anche la pratica ha bisogno di essere misurata e monitorata per potersi rendere conto dei progressi che vengono fatti.
I primi cambiamenti nella nostra vita saranno quasi impercettibili, ma con il passare del tempo ci si accorgerà di un cambiamento evidente nel rapportarsi ai problemi.
E spesso ci si renderà perfino conto che alcuni sono del tutto evitabili se non si creano aspettative e attaccamento.

La sofferenza, infatti, è spesso in relazione alla non capacità dell’essere umano di accettare la realtà per quella che è, senza cercare di cambiarla.
Più si produrrà resistenza, più la sofferenza si ingigantirà e più si dissiperanno energie. L’uomo è fatto per accogliere, non per respingere. 

“Essere in armonia con l’essenza delle cose significa non farsi angosciare dalle proprie imperfezioni” Dogen Zenji

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La mindfulness ci aiuta a:

  • Accrescere l’autostima
  • Aumentare la concentrazione
  • Favorire uno stato di relax e benessere
  • Mantenerci concentrati e focalizzati
  • Rompere le abitudini 
  • Abbandonare schemi mentali tossici
  • Lasciarci andare alla spensieratezza
  • Fare scelte di valore
  • Eliminare il giudizio su se stessi e sugli altri

I cinque più grossi ostacoli che possiamo incontrare durante il nostro percorso di cambiamento sono:

  • Atteggiamento autogiudicante 
  • Scarsa concentrazione
  • Incertezza e diffidenza
  • Dubbio di ciò che si sta facendo perché non si inquadra bene la finalità
  • Esigere troppo dal momento che si sta vivendo senza lasciarsi andare completamente all’accoglimento.

LA FELICITÁ È UN’UTOPIA?

Non esistono persone felici per attitudine o per carattere, esistono persone più consapevoli e presenti a loro stesse.
Persone che sono uscite dalla zona di comfort e hanno affrontato il rischio dell’ignoto ricercando momenti di splendore.

Durante questa ricerca la mindfulness si coniuga all’attivo perché implica tutte azioni proattive: semplificare, accettare, giocare, connettersi, lasciare andare.
L’ultima è tra le più importanti. Per accogliere, infatti, dobbiamo lasciare andare.
Il dolore del ricordo è un dolore che ci autoinfliggiamo ricostruendo nella mente una sensazione che ormai è passata.
Trattenendola per come l’abbiamo vissuta non le permettiamo di essere elaborata e quindi abbandonata.

Spesso diciamo “Ho bisogno di una vacanza”, “Sono stressato, dovrei staccare un po’”, “Mi servono le ferie per non fare niente dal mattino alla sera e riposarmi”.
In realtà tutte queste affermazioni sono errate. La stanchezza della mente non si elimina con l’inattività, bensì con una scelta ben ponderata dei propri pensieri, eliminando quelli tossici o inutili.
Per fare questo bisogna raggiungere un alto grado di concentrazione.

Addirittura il riposo e il non avere impegni da assolvere può far emergere i pensieri dolorosi o fastidiosi che avevamo relegato in un anfratto della memoria.
In questa fase può aiutarci tenere un “diario della consapevolezza”, dove annotare tutte le sensazioni che proviamo, impegnandoci per tradurle in qualcosa di concreto e migliorativo.

CREARE UN AMBIENTE DOMESTICO ADATTO 

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Anche la nostra casa, il nostro ambiente di lavoro e tutto quello che ci circonda rivelano molto di noi.
Proprio come per i pensieri, anche gli oggetti intorno vanno analizzati e va quantificato il loro valore nella nostra vita. Se questo è poco o nulla, va eliminato.

Intorno a noi devono esserci armonia, ordine, pulizia e anche vuoto. Il vuoto infatti permette alla nostra mente di riposare e di rivolgere lo sguardo all’interno, dentro noi stessi.
La pulizia mentale è fondamentale per raggiungere la piena libertà dai condizionamenti e per portare quiete all’interno di una *wandering mind, ovvero una mente perennemente insoddisfatta.

I pensieri sono come onde che si infrangono sulla battigia e che depositano piccole conchiglie, sassi, detriti.
Noi li osserviamo in maniera non giudicante in attesa della risacca che li riporti via. Nulla di più.
Le difficoltà non smetteranno di esistere, i problemi ci saranno tutti i giorni, ma la nostra mente, grazie alla pratica costante della mindfulness, sarà riprogrammata per affrontare i momenti di stress senza soccombere.

Se siamo consapevoli delle nostre capacità e impariamo a quantificare il nostro valore, affronteremo tutto senza ansia.
Il nostro sistema sarà in un cosiddetto “equilibrio omeostatico” e si passerà da una modalità reattiva, tipica dell’essere umano e derivante dall’evoluzionismo a una modalità responsiva (coltivando la gratitudine in maniera intenzionale). 

Secondo il buddismo esistono tre tipi di mente:

  • WANTING MIND: è la mente dominata dal desiderio
  • WANDERING MIND: è la mente dominata dall’insoddisfazione
  • COMPARING MIND: è la mente dominata dalla confusione

LA GRATITUDINE: UNA CURA DI BELLEZZA?

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Abbiamo citato più volte questa parola, che è davvero importantissima perché i suoi effetti sono molteplici, facilmente percepibili e trasformativi.
Chi coltiva la gratitudine si sente meno stressato, meno depresso, tende a consumare meno grassi alimentari e ha un livello di cortisolo più basso, allontana la depressione e ha una visione non egocentrica del mondo. 

La gratitudine è un valore saldo che ci tiene in equilibrio perché si fonda sulla compassione e non sull’auto esaltazione del momento, sulle rassicurazioni, o sulle affermazioni positive. 

Sembra incredibile quanti effetti positivi possa avere la pratica della gratitudine, vero? 

L’ESPERIENZA DELLA SOLITUDINE 

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Siamo esseri molto soli. Siamo le creature più sole che esistano in natura.
Chiusi dentro le nostre piccole auto, verso uffici nei quali saremo sommersi di lavoro, impegnati a digitare nel tempo libero su uno smartphone in cerca di vita “vera”.

Trascuriamo gli affetti senza accorgercene, fagocitati da ritmi troppo frenetici.
Siamo soli, anche in mezzo alla gente, perché la nostra è una solitudine emotiva, sociale, e quando ce ne accorgiamo è troppo tardi e non sappiamo come fare per uscirne.

La presa di coscienza è lo zenit che ci porta verso il cambiamento. In quel momento avviene una svolta e la solitudine può diventare una scelta sana e consapevole.
Un modo per ricaricarci di energia. Per guardarci dentro. Per accoglierci con indulgenza. Un’esperienza fortemente trasformativa.
Perché come cita un detto zen: “Non puoi calpestare il sentiero prima di diventare tu stesso il sentiero”.

CONSIDERAZIONI FINALI

Speriamo che questo piccolo viaggio all’interno del mondo della mindfulness vi sia piaciuto.
Torneremo a parlarne presto, ma nel frattempo siamo curiose di sapere qual è il rituale che fate per rilassarvi e gli esercizi per tenere allenata la mente, ce lo dite nei commenti?

Letture suggerite: 

Gratitudine e cambiamento di Nicoletta Cinotti Gribaudo editore
Mindfulness in pratica di Ken A, verni Demetra editore
Creative Flow: attività creative per la mia giornata mindfulness

Articolo scritto da Ary

I link dei libri sono link affiliati

2 thoughts on “Mindfulness: La Chiave Segreta per una Vita Più Serena e Felice

  1. Bellissimo articolo!! lo metto nei miei preferiti e da rileggere più volte durante l’anno….

    Grazie mille!!!

    1. Ti ringrazio, è molto interessante come argomento e noi vi invitiamo ad approfondire con i libri citati. Grazie a te

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