Massimo Mayde: l’uomo che trasforma l’ignoto in libri proibiti

Massimo Mayde: l’uomo che trasforma l’ignoto in libri proibiti

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Il mistero non è una fuga dalla realtà, ma un modo diverso di abitarla. C’è chi lo osserva da lontano, chi lo usa come intrattenimento, e poi ci sono quelli che lo vivono come una missione culturale.
È il caso del fondatore di Libriproibiti — progetto editoriale nato nel 2012 per recuperare, restaurare e riportare alla luce testi proibiti e dimenticati dal XV al XIX secolo.

Un uomo che ama definire il suo lavoro “una trasmutazione”: da informatico a artigiano del libro, da autore horror a custode dell’invisibile, da podcaster a ricercatore di storie disturbanti.
In questa intervista scaveremo tra parole e visioni, tra manoscritti maledetti e intelligenza artificiale, tra orrore umano e domande senza risposta.
Perché – come vedremo – il vero mistero non è là fuori. È sempre stato dentro di noi.

Origini oscure

Quando il gioco dell’infanzia diventa vocazione

In questo primo capitolo esploriamo gli inizi: il momento in cui la curiosità diventa ossessione, il fascino per il proibito e i primi libri antichi recuperati come reliquie.
Capiremo come nasce Libriproibiti e perché la storia e la scienza sono indispensabili perfino nel mondo dell’occulto.

A. Quando è stato il momento in cui hai capito di voler trasformare il mistero in mestiere? C’è un episodio personale o un incontro che ha fatto scattare quella scintilla?

M. Non un vero e proprio evento, ma una consapevolezza raggiunta dopo anni. Le cose normali non mi sono mai interessate, a parte lo studio della storia e della scienza che, in qualche modo, sono parte del bagaglio.
Da piccolo era un gioco, una parte di me molto radicata, che mi portava a cercare il mistero e il bizzarro dietro ogni cosa e situazione.
Crescendo, le cose sono solo peggiorate. Oltre ad aver sempre scritto storie dell’orrore o “strane” (oggi è tornato in uso il termine “weird”), mi sono sempre interessato di libri antichi, ma non come collezionista, bensì come fruitore, sempre alla ricerca di storie fuori dal comune di prima mano, scritte dai coevi.

libro antico

Da qui un altro innesco che mi ha portato a unire la scrittura, la mia formazione da informatico, storia e scienza, per iniziare a gettare le basi di Libriproibiti che esiste ormai dal 2012.
La storia è molto intricata, fatta di binari e intersezioni continue. Oggi infatti sono “trasmutato” in editore/scrittore.
Oltre a scrivere romanzi e saggistica, recupero e restauro in digitale antichi testi “proibiti & dimenticati” per proporli nel catalogo di Libriproibiti come libri fatti a mano, esattamente come all’epoca della loro prima edizione.
Si parla di testi compresi tra il XV e il XIX secolo.
Nel frattempo, ogni volta che trovo una storia strana di cui si è persa memoria, contenuta in questi testi, ne parlo nel podcast “Salotto del terrore” che esiste dal 2017.

A. Sei stato informatico per anni, poi hai fatto il salto per dedicarti all’arte e all’editoria. In che misura l’esperienza precedente ti ha influenzato nella scrittura o nell’approccio ai dati del mistero?

M. Sono dell’idea che tutto prima o poi serve a qualcosa. Ho avuto la fortuna di avere una formazione che mi ha permesso di potermi creare da solo gli strumenti per gestire quello che faccio oggi.
Per esempio, sono stato un grafico dal 1998 al 2000, e oggi quelle basi mi servono per impaginare, creare copertine e restaurare i libri in digitale.
Sono stato programmatore, e quelle conoscenze mi sono servite per gestire i flussi di lavoro o per crearmi programmi adatti ai miei scopi. Sono stato sistemista, e questo mi ha aiutato a strutturare da solo l’infrastruttura che regge tutto il flusso.
Ho fatto anche il web designer, e mi è servito per crearmi da solo il primo sito di Libriproibiti, eccetera. Nella scrittura, invece, direi di no.
Anzi, il fatto di non poterne più di quel lavoro mi ha spinto a scrivere ancora di più per evadere da un mondo troppo schematico. Inutile però che mi ci accanisca o che rinneghi la cosa. Senza quelle competenze forse oggi non sarei qui.


A. Nella tua carriera come “cacciatore di libri rari”, qual è il volume più misterioso, oscuro o maledetto che hai incontrato?

M. Nell’immaginario, si pensa che un testo proibito debba necessariamente nascondere qualcosa di tremendo come nei film, ma non è così. Non sempre almeno.
Ci sono testi che oggi potrebbero farci sorridere per l’ovvietà delle cose ivi scritte, ma che all’epoca erano motivo di roghi e repressioni.
Se ad esempio cercassimo su internet “i 10 libri più maledetti”, troveremmo un elenco di libri di cui forse solo due esistono, gli altri sono tutti inventati da scrittori come Lovecraft (Necronomicon), il De Vermis Mysteriis (Bloch), eccetera, ma anche la Clavicula Salomonis attribuita a re Salomone, un grimorio per l’evocazione di demoni e spiriti infernali.

libro sulle creature della notte

Poi ti trovi di fronte al Compendium Maleficarum di Francesco Maria Guaccio del 1608 (persino peggio del Malleus Maleficarum), per renderti conto di come superstizione e religione fossero il vero culmine dell’orrore.
Processi, torture ed esecuzioni capitali perpetrate per secoli a danno di uomini e donne (soprattutto donne), solo perché considerate “strane”, guaritrici, quindi streghe, e quindi adoratrici di Satana.
Il vero orrore, l’oscurità, non l’ho mai trovata nei grimori di evocazione, ma nei libri della repressione come quello sopra citato, ai quali si aggiungono le cronache dei processi per stregoneria a Salem, Triora, o anche solo il Demonologie di Re Giacomo Stuart del 1597.
Un trattato tremendo, allucinato, di una cattiveria inarrivabile contro l’operato delle streghe e del demonio, che portò a una caccia e a una persecuzione durata decenni e migliaia di esecuzioni capitali.

Oltre l’occulto

Tra grimori, superstizione e orrore umano

In questa sezione affrontiamo il tema dei libri maledetti, ma andando oltre la leggenda e la spettacolarizzazione.
Scopriamo insieme le opere più inquietanti incontrate lungo la sua ricerca e parliamo del rapporto tra superstizione, potere e violenza storica.

libri maledetti


A. Nei tuoi libri compaiono spesso creature notturne: vampiri, entità, confini tra mondo oscuro e mondo reale. Hai una creatura preferita che ti affascina per la sua ambivalenza?

M. Non proprio. Un tempo ti avrei risposto il vampiro, ma da qualche anno sto iniziando a vedere l’orrore come conseguenza a uno stato d’animo più perturbante.
Il vampiro può essere un veicolo, come il lupo mannaro o il fantasma, ma l’entità ignota, quella che non ha nome e forma, è a mio parere ciò che esprime il vero terrore dell’essere umano moderno.
I mostri “illustri” sono diventati ormai troppo estetici, troppo belli. Non fanno più paura.

Il vero orrore l’ho trovato e lo trovo nelle inquietudini umane, nella paura dell’ignoto che prende forma astratta, sia nel comportamento che nella visione del mondo come sua rappresentazione.
In questo, credo che l’immaginario di Lovecraft e di Poe siano l’emblema di questa sottile realtà che tutti viviamo senza volerla davvero vedere.
Tutti siamo “disturbati” da qualcosa, da paure sommerse che rifuggiamo (Poe), e tutti temiamo il cambiamento, l’instabilità, che tutto ciò in cui crediamo possa essere messo in discussione – o peggio – non essere come abbiamo sempre creduto (Lovecraft).

A. Nel ciclo Le Nove Stanze di Zoser, Jonathan Hunter è un personaggio molto particolare. Quali parti di te sono in lui, quali no, e come lo hai costruito?

M. Lui è mio figlio! Non lo avrei mai detto per nessun altro personaggio da me creato in altri romanzi. Credo sia una mia diretta emanazione.
Jonathan è insensibile, burbero, un po’ “outsider”. Ed è tutto il contrario allo stesso tempo. Non ha niente di diverso da chiunque, perché in qualche modo tutti nascondiamo, chi più e chi meno, un certo dualismo.
Ciò che ci unisce davvero però, è il fatto di essere “piacevolmente insensibili”, anche se dentro le ossa sentiamo costantemente artigliarci qualcosa di indefinito.

le nove stanze di Zoser

Per il resto non l’ho costruito, è letteralmente apparso tra la realtà e il sogno. Non so se definirla fortuna (ma per uno scrittore horror/weird credo sia il massimo del piacere), “soffro” di incubi lucidi al limite della sopportazione e, per mesi, ho sognato Jonathan, tutta la vicenda, tutta la mitologia, ogni stranezza, ogni personaggio.
Quello che scrivo, anche se sotto forma di romanzo, è come se fosse il parallelo a questa esistenza. Insomma, è reale, in qualche modo, e Le Nove Stanze di Zoser è un mio incubo dilatato che sta sempre più prendendo posto in questa realtà.


A. Quanto conta l’atmosfera uditiva nel “racconto dell’invisibile” e come scegli le tue colonne sonore?

M. Solitamente scrivo personalmente le colonne sonore dei miei racconti che metto a disposizione gratuitamente sotto forma di audio-racconto sui miei canali.
Su questo diciamo che sono un perfezionista. Il mio concetto è sempre lo stesso: cerco di creare (e parlo di qualsiasi cosa io faccia) quello di cui io stesso vorrei fruire e trarne godimento per il mio gusto.
Una volta narrato il racconto, lo riascolto suonando il pianoforte per capire come sottolineare o meno certi punti chiave, o dove serve solo un accompagnamento gentile, o una raffica di note nel registro grave per accentuare una scena d’azione, eccetera.
Memorizzo e registro tutto al piano, poi faccio il montaggio video finale. Ecco spiegato perché ci metto i secoli per far uscire una puntata 😀

libro esoterico

Tra razionalità e Abisso

Scrittura, podcast e il futuro incerto del mistero

Qui esploriamo il rapporto tra parola scritta e parola narrata, tra immaginazione e ricerca, tra scienza e fenomeni inspiegabili. Entriamo nel tuo metodo creativo e nel tuo pensiero sul futuro.

A. In che misura il tuo lavoro di scrittore e quello di podcaster si influenzano reciprocamente?

M. Qui è una questione di equilibrio, anche perché ormai è quasi consuetudine trovare il podcaster (o lo youtuber o tiktoker) che diventa “scrittore” all’improvviso.
Ecco, invece io sono il contrario, uno scrittore che fa anche il podcaster e prova a fare lo youtuber.
C’è differenza, perché se sei abituato ad avere come veicolo di comunicazione la scrittura, questa te la porti dietro anche nella divulgazione podcast e su youtube.
Nel mio caso, con risultati niente affatto eccelsi. Non mi piace urlare, stupire, creare effetti stroboscopici per attirare l’attenzione o cose del genere. Se parlo di un argomento, lo tratto come farei in uno scritto, in modo più morbido certo, ma pur sempre con un linguaggio che non raccomandano molto se vuoi fare i grandi numeri come podcaster e derivati.

Però qui mi sento di dare un consiglio: molti scrittori non sanno come far conoscere il proprio lavoro.
Si piazzano lì con il loro libro in mano e bussano, letteralmente, porta a porta, implorando che qualcuno li noti e li legga. Sbagliato. Dovete parlare del vostro lavoro senza parlare del vostro lavoro.
Avete scritto un fantasy? Un horror? Un saggio? Parlate di elementi all’interno delle vostre storie. Espandete i concetti, le dinamiche “dietro”.
Prendete come esempio Massimo Polidoro (che può piacere o meno), ma è bravissimo in questo. Ha scritto un libro? Te ne parla nel suo podcast, sì, ma ci fa almeno cinque puntate di “commentario”, espandendo i concetti chiave della sua opera.

la libreria di Massimo Mayde

A. Nel panorama italiano del mistero, ci sono divulgatori che segui e dai quali trai ispirazione?

M. Ispirazione no, perché purtroppo questo è uno scenario che si divide in modo troppo netto: da una parte ci sono i divulgatori che raccattano storie in giro per internet senza fare verifiche sulle fonti, senza conoscere davvero quello di cui parlano, solo per fare numeri.
Dall’altra ci sono quelli che non fanno divulgatori ma gli “spaventelli”, improvvisando cose tremende a colpi di scenette studiate a tavolino con tavola ouija, bambole maledette e così via.
Anche qui, sempre per fare numeri.

A me queste cose non interessano, mi annoiano. Quello che provo a fare, è portare storie “disturbanti” che trovo nei libri antichi, strani casi di avvistamenti ufo, o indagini da me seguite in prima persona che mi hanno occupato il periodo tra il 2005 e il 2012 circa.
Se però proprio devo scegliere, uno che a mio parere è davvero bravo a raccontare storie (anche quelle più macabre) è Bob del canale “Beyond Ordinary Borders” che consiglio a tutti.
Divertente e ironico, senza fare alcun sensazionalismo.


A. Quali “errori tipici” vedi in chi si avvicina al paranormale come dilettante, e che consigli daresti per evitare false interpretazioni?

M. Difficile dirlo, ma sicuramente serve una preparazione scientifica. Di qualsiasi tipo. Quando la tua mente è abituata a fare 1+1=2, ti verrà spontaneo analizzare i casi con senso critico.
Non vorrei dire oltre il consentito, ma più si alza il livello culturale, più il paranormale si affievolisce, e a volte scompare. Qui molti mi accusano di essere del CICAP, ma non è per niente così.
Ho una mia visione delle cose che cerco di sondare con piglio scientifico, ma a differenza di altri, quando arrivo a qualcosa che non posso spiegare, per qualsiasi ragione, mi fermo.
Quindi no, non sono iscritto né simpatizzo particolarmente per il CICAP, ho solo le mie idee che, tra l’altro, cambiano in continuazione in base a ciò che scopro in continuazione.


A. Guardando al futuro, come immagini le prossime evoluzioni del mistero in un contesto fatto di IA e diffusione virale di disinformazione?

M. Pessimo. Ma non si tratta solo di misteri e paranormale ai quali possiamo attaccare fantasmi, ufo, criptidi… Perché questi in fin dei conti sono innocui.
Mi spaventa il fatto che le macchine stiano prendendo il posto del cervello umano. Il fatto che i contenuti siano ormai creati dalle macchine per essere dati in pasto a un algoritmo che, ancora una volta, è artificiale. Stiamo addestrando l’AI a prendere il nostro posto, a ragionare per noi, a scegliere per noi.
Non manca poco alla perdita totale del libero arbitrio, e a quel punto non saremo più nemmeno esseri umani.
E qui la nota disturbante: se tutto diventerà finto, indistinguibile dalla realtà, e se la realtà diventerà rappresentazione vista da occhi artificiali, magari resa più appetibile, suadente, a chi interesserà ancora vivere nella “vera realtà?”

Massimo Mayde podcaster

Il mistero non è solo un genere narrativo. È un modo di guardare il mondo. In un’epoca dove l’Intelligenza Artificiale costruisce illusioni e dove ogni contenuto sembra effimero, c’è ancora chi cerca autenticità nelle storie, nel silenzio dell’invisibile, nell’odore della carta antica.
Il viaggio non è finito. Anzi, è appena cominciato. Perché – come ci insegna il nostro ospite – il mistero non si risolve. Si vive. E voi, che rapporto avete col paranormale? Siamo curiose di scoprirlo…

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