Bentornati nel nostro blog!
Oggi, per la nostra rubrica, approfondiamo insieme un principio attivo cosmetico tradizionale e antichissimo che sta ritornando in moltissime formulazioni, spesso abbinato alla bava di lumaca:
Il latte d’asina
Usato soprattutto per le sue proprietà nutrizionali, le virtù del latte d’asina erano note già ai tempi di Cleopatra, Poppea, Paolina Bonaparte.
Nella cosmetica funzionale moderna, per via delle sue innumerevoli virtù, viene definito Oro Bianco.
Negli ultimi anni
Sono aumentate in maniera esponenziale le case cosmetiche che utilizzano il latte d’asina come sostanza principe nei propri cosmetici, spesso latte autoprodotto perché fornito dall’azienda di famiglia che, originariamente, produceva latte ai fini della nutrizione. Tale aumento è dovuto ad una maggiore richiesta sul mercato del latte d’asina come alimento in sostituzione del latte vaccino, sia perché ben tollerato da soggetti allergici, purtroppo in aumento, sia perché più simile per composizione al latte materno.
In parallelo, sono aumentati i casi di dermatiti e allergie cutanee, su cui il latte d’asina ha un’azione lenitiva e antinfiammatoria notevole.
Benefici del latte d’asina
Ricco di lipidi, acidi grassi, vitamine, sali minerali, proteine ed aminoacidi, il latte d’asina è una sostanza che consente di:
- Contrastare l’invecchiamento cutaneo,
- Lenire le irritazioni cutanee,
- Prevenire malattie della pelle (dermatiti e psoriasi in primis),
- Cicatrizzare e rigenerare la pelle,
- Rendere la pelle luminosa, morbida ed elastica.
Vi riassumo in una tabella le caratteristiche di ogni componente, per darvi un’idea immediata della preziosità di un simile prodotto.
Acidi grassi (Ώ – 3 e Ώ -6) |
Prevengono l’invecchiamento cutaneo |
Vitamine (A, C, D E) |
Aiutano la cicatrizzazione della pelle, migliorandone idratazione ed elasticità e preservandola dall’invecchiamento precoce. Il retinolo accelera la produzione di collagene, contribuendo al mantenimento dell’elasticità della pelle |
Lisozima, lattoferrina e lattoperossidasi |
Enzimi che supportano l’attività battericida, antinfiammatoria e riparatrice |
Aminoacidi |
Ristrutturano i tessuti |
Sali minerali |
Regolano le funzioni cellulari dei tessuti |
Sieroproteine |
Responsabili dell’effetto tensore, hanno azione ristrutturante e ricompattante sulle cute |
Lattosio |
Ha un’azione emolliente, idratante, antinfiammatoria, aumenta l’elasticità cutanea |
Come potete leggere in tabella, i principali attivi del latte d’asina agiscono come antiossidanti, consentono la rigenerazione dei tessuti e la pelle risulta più morbida e liscia.
Il latte d’asina è una sostanza che si adatta a tutti i tipi di pelle, fornendo il corretto apporto lipidico, anche se è particolarmente apprezzato da chi ha una pelle sensibile (bambini e anziani) e problematica (allergie, dermatiti e psoriasi in particolare), perché addolcisce e lenisce rapidamente le irritazioni, cicatrizza e rigenera la pelle.
Sul mercato oggi sono presenti innumerevoli aziende che producono cosmetici con latte d’asina, scegli il meglio per la tua pelle.
A presto
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Erborista Cosmetologa
Bibliografia e approfondimenti
Carlo Delucca, Stefano Sala, Alessia Capozzi, Manuale professionale di Cosmetica, Ed. Zuccari, 2010
Fabbri – Gelmetti – Leigheb, Manuale di dermatologia medica, Ed. Edra – Masson, 2014
Le spezie Natalizie [Officina dell’essenziale]
Benvenuto Dicembre e ben ritrovati!
Sono alle prese con il periodo più frenetico dell’anno e mi sto dedicando alle ultime decorazioni natalizie.
Sto preparando un centro tavola aromatico, un pot-pourri con frutta secca, alloro, chiodi di garofano, zenzero, arancio e cannella. Gli aromi e le spezie in particolare, sanno creare un ambiente caldo solo con il loro profumo!
Da sempre, se chiudo gli occhi e penso al Natale, sento il profumo di spezie, soprattutto di cannella… ogni tanto apro persino il barattolo e lo annuso come un cagnolino da tartufo. E torno bambina: dolci alle spezie, pane di Natale, biscotti, panpepato, panforte. E’ indubbiamente uno dei periodi dell’anno meno salutare. Però, passeggiando in cucina e guardando l’angolo delle spezie, lo guardo con occhi diversi, è come fare un giro del mondo!
Le spezie natalizie
Lo confesso: sono una collezionatrice seriale di spezie che probabilmente non userò mai! Sono belle da vedere, buone da mangiare e annusare, ottime per la nostra salute.
La cannella è sparsa in ogni dove nella mia casa, è la mia preferita, la spezia natalizia per eccellenza, capace di dare un gusto particolare a ciò che mangi o che bevi, come nel vin brûlè. Il suo vantaggio? É ipoglicemizzante, quindi aiuta ad abbassare il livello degli zuccheri nel sangue.
In un angolino c’è il cardamomo, semi altamente aromatici che arrivano dall’India, dal sapore rinfrescante, utile per favorire la digestione di fine pasto.
Vicino c’è lo zenzero, piccante, amaro, e pungente e brioso, un vero toccasana per lo stomaco, stimola la secrezione del pancreas e della cistifellea, facilitando la digestione, aiuta a ridurre la pesantezza di stomaco, contrasta bruciori, nausea ed acidità. Chi di noi non ha mangiato i biscotti allo zenzero? Si mangia anche candito, ma per lo più si usa per guarnire i dessert o come dolcetto dopopasto.
In un altro barattolino ho messo l’anice stellato, forse una delle spezie più belle dal punto di vista estetico insieme alla cannella, dal retrogusto leggero di liquirizia, utile per la digestione o per rendere unici i biscotti.
In un cassetto nascondo i chiodi di garofano, diffondono un aroma inconfondibile, stimolano l’appetito e la digestione e, infilzati nell’arancia, diffondono un aroma inconfondibile!
Se avete esagerato a tavola…
Se a Natale avete intenzione di non rinunciare a nulla di ciò che passa sulla tavola, vi consiglio una tisana digestiva, senza esagerare nei mix. E’ sufficiente mettere in un pentolino di acqua una fettina di zenzero insieme a mezzo limone, portare ad ebollizione e lasciare sul fuoco per almeno 5 minuti. Filtrate poi la tisana e servitela caldissima con una stella di anice.
Se anche voi avete il vostro rimedio segreto dopo un pasto abbondante, condividetelo con noi e scrivitelo qui nei commenti.
Vi auguro Buon Natale.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche.
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
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L’Autunno
Non ho mai amato particolarmente l’Autunno, mi metteva sempre tristezza vedere le foglie che cadevano, il freddo che arrivava, le giornate che si accorciavano.
Da qualche anno invece, lo guardo con occhi nuovi, osservo, affascinata, le mille sfumature di colori delle foglie, apprezzo il fresco e lo preferisco al caldo torrido e, soprattutto, in Autunno avvio nuovi progetti. Sarà un caso che le fiere più importanti le fanno in questo periodo?
Il nostro team, come ben sapete, è stato in trasferta al Sana di Bologna e ho chiesto loro di rintracciare non il prodotto più richiesto, ma l’ingrediente di nicchia che si sta facendo strada nei cosmetici.
Più di uno ha attirato la loro attenzione, ma oggi, vista la stagione e l’imminente ricorrenza di Halloween, per la nostra rubrica l’Officina dell’essenziale vi parlerò della Zucca.
Zucca… quale?
Con il termine zucca si identificano in gergo i frutti di molte Cucurbitacee, la cui origine è piuttosto vaga. Ciò che è certa è la sua versatilità, perché della zucca non si butta via niente:
- la polpa è utilizzatissima in ambito culinario,
- i semi possono essere consumati tale quali oppure essere trasformati in olio,
- la buccia può essere lasciata essiccare e può diventare materiale da usare in cucina o come semplice suppellettile.
Ci sono studi che parlano di zucca derivante dall’India nota anche agli antichi Egizi e agli Arabi, ma non è chiaro come siano giunte fino a noi, e ne esistono moltissime, diverse per forma e colore, ma identificate sempre con il nome generico di zucca.
La zucca ti fa bella!
In cosmetica si utilizza sia la polpa che l’olio di semi.
La polpa è ricca di betacarotene, utile sia in caso di photo che chrono aging, e l’applicazione sulla pelle è consigliata in caso di eczemi, pelle infiammata, arrossata, anche in presenza di prurito, soprattutto se causato da punture di insetto.
La zucca fermentata
I prodotti di nuova generazione utilizzano la zucca fermentata, frutto del processo di fermentazione, appunto, che svolge un’azione enzimatica ad effetto esfoliante sulla pelle, stimolando il turn over cellulare e donando uniformità e luminosità alla pelle.
Applicata sui capelli, ha un effetto anticrespo, idratante e riparativo.
Tra gli ingredienti, lo troverete indicato come Lactobacillus/Pumpkin Fruit Ferment Filtrate. Fin’ora due sono le aziende in cui mi è capitato di incontrarla: Whamisa e Hands on Veggies.
L’olio di semi di zucca
Rigorosamente spremuto a freddo, è un olio verde scuro, dal profumo speziato, considerato pregiato per il suo alto contenuto di vitamina A ed E, acido oleico (omega 9) e linoleico (omega 6), per le vitamine del gruppo B, oligoelementi come zinco, selenio e ferro.
È un olio che non viene utilizzato puro sulla pelle, come ad esempio l’olio di mandorle, ma entra a far parte di emulsioni come creme e maschere viso e corpo. In parole povere, è un ottimo antiossidante: stimola la produzione di collagene ed elastina, contrastando, così, l’invecchiamento cutaneo. Ed ha anche proprietà emollienti, lenitive, decongestionanti ed eudermiche, utile per le pelli secche e danneggiate.
Tra gli ingredienti lo troverete come Cucurbita pepo (Pumpkin) seed oil e potete trovarlo all’interno dei prodotti Biofive, Latte e Luna e Finesse.
In conclusione
Possiamo ipotizzare che i prodotti cosmetici contenenti la zucca possono essere assimilati ai cosmeceutici, ossia a prodotti cosmetici ad alto contenuto di principi attivi, semmai l’Europa decidesse un giorno di dare una classificazione ai prodotti in commercio oggi.
Nel prossimo articolo, troverete un altro ingrediente che ha stregato le nostre blogger!
A presto bloggerine!
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Erborista e cosmetologa
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
Bibliografia
- Alessandro Bruni, Farmacognosia generale ed applicata, Ed. Piccin, 1999, ISBN: 8829915009
- Elisabetta Boncompagni, Erika Bianchi, Corrado Giua ,Guida bibliografica ai più noti fitoterapici, Aboca, 1999
- Enrica Campanini, Dizionario di Fitoterapia e piante medicinali, Ed. Tecniche Nuove, 2012, ISBN:978-88-481-2734-9
- Francesco Capasso,Giuliano Grandolini,Angelo A. Izzo, Fitoterapia: Impiego razionale delle droghe vegetali, Ed. Springer, 2006, ISBN 978-88-470-0505-1
- Ivano Morelli, Guido Flamini, Luisa Pistelli, Manuale dell’Erborista, Ed. Tecniche Nuove, 2005, ISBN: 978-88-481-1736-4
- Rita De Pasquale, Giuliano Grandolini, Farmacognosia: Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali, Ed. Springer, 2011, ISBN 978-88-470-1652-1
- Scoprire, riconoscere, usare le erbe – Fabbri editori
- Lunario di casa e campagna – Edizioni Del Baldo
- La Grande Enciclopedia delle Erbe, Dix editore
Energy Drinks, fanno bene? O meglio evitarli?
Bentrovate bloggerine! Oggi parliamo di Energy Drinks, ovvero bevande energetiche e in particolare di quelle di nuova generazione.
È un argomento che ho approfondito nella mia tesi di Laurea, quindi se avete necessità di approfondire l’argomento, contattemi qui!
Buona lettura!
Gli Energy Drinks
Sono bevande analcoliche contenenti sostanze “funzionali”, in grado cioè di determinare un miglioramento delle performance fisiche. Sostanze come, ad esempio, caffeina, taurina, carnitina, per lo più di derivazione sintetica.
Negli ultimi anni, però, hanno subito dei cambiamenti nella loro composizione grazie all’inserimento nella formulazione di estratti vegetali, delineando una vera e propria inversione di tendenza. Tale scelta probabilmente è dettata sia dalla volontà di riappropriarsi di un prodotto salutistico ed ergogenico, sia di ampliare il raggio di azione sfruttando la sinergia dei fitocomplessi.
Di massima, gli effetti positivi riportati sono:
- miglioramento della prestazione fisica e mentale;
- potenziamento della concentrazione e della capacità di reazione;
- incremento della soglia di attenzione;
- stimolazione del metabolismo;
- aumentata sensazione di benessere.
Gli energy drinks hanno dimostrato di apportare un miglioramento della performance su test anaerobici, cioè sforzi molto impegnativi, ripetuti, ma di breve durata. Ma anche miglioramenti significativi nelle prestazioni mentali, inclusi la scelta del tempo di reazione, la concentrazione e la memoria che riflette una maggiore attenzione soggettiva.
Estratti vegetali
Gli estratti vegetali presenti negli energy drinks di nuova generazione sono principalmente di due tipi:
- droghe caffeiche (*1), come Caffè, Guaranà, Tè verde, Maté;
- droghe adattogene (*2), come la Rodiola e il Ginseng.
I principi attivi presenti negli estratti vegetali sono prevalentemente alcaloidi purinici. Nello specifico xantine, liberate, di solito, in seguito a tostatura o essicazione, sostanze fenoliche e polifenoliche. Come acido clorogenico, catechine e tannini, aminoacidi come L-teanina, saponine triterpeniche come acido ursolico e i ginsenosidi, glicosidi, come salidroside e rosavina.
Principio attivo |
Famiglia delle sostanzeorganiche naturali |
Estratto vegetale |
Caffeina | Alcaloide purinico (xantina) | Caffè, tè verde, guaranà, maté |
Acido clorogenico | Fenolo | Caffè e matè |
Catechine | Polifenoli | Tè verde |
Tannini | Polifenoli | Caffè, matè e guaranà |
L-teanina | Amminoacido | Tè verde |
Acido ursolico | Glicosidi triterpenici (saponine) | Matè |
Ginsenosidi | Glicosidi triterpenici (saponine) | Ginseng |
Salidroside | Glucoside del tirosolo | rodiola |
Rosavina | Glicoside fenilpropanico | rodiola |
La caffeina
Assorbita al 99% entro un’ora a livello intestinale, entra in circolazione dopo 30 minuti dall’assunzione, e raggiunge il suo picco massimo entro 2 ore. Ha un’emivita di 3-6 ore nei soggetti adulti ed è eliminata tramite urine, in cui è possibile rintracciarla nella misura del 3-10% della quantità ingerita. Tale metabolismo è molto più lento nei bambini e nelle donne in stato di gravidanza, che ne subiscono effetti molto più forti e duraturi.
Principalmente la caffeina:
- per l’effetto sul sistema nervoso è classificata come blando psicostimolante che induce un miglioramento dello stato di allerta, un aumento delle catecolammine e β – endorfine, che comporta aumento della soglia del dolore e diminuzione del senso di fatica;
- può essere associata, per l’effetto sull’apparato cardiovascolare, a delle patologie che colpiscono l’apparato, come ad esempio, un aumento della pressione arteriosa e un aumento del colesterolo;
- la caffeina aumenta, per l’effetto sul sistema gastrointestinale, la produzione di acido cloridrico e pepsina nello stomaco, aumenta il rilascio di acidi biliari nell’intestino tenue favorendo la digestione;
- è considerata, per l’effetto sul metabolismo, un ottimo termogenico che associato alla capacità di stimolare e migliorare il lavoro fisico, può contribuire al mantenimento del peso corporeo.
La guaranina
C’è da segnalare che per la guaranina, o caffeina del guaranà, la farmacocinetica è diversa rispetto a quella della caffeina del caffè o pura. Il guaranà, infatti, contiene un’alta frazione lipidica ed è ricco di composti fenolici come le procianidine oligomeriche che rallentano l’assorbimento dell’alcaloide, che avviene così in maniera più graduale.
La sua efficacia biologica si manifesta dopo 45 minuti dall’assunzione e ha un’emivita di 6 ore circa, pertanto gli effetti sono prolungati, motivo per cui spesso viene preferita alla caffeina proveniente da altre fonti.
L’attività antiossidante
Novità delle bevande di nuova generazione, è svolta simultaneamente da composti fenolici e polifenolici presente nei vari estratti, come acido clorogenico, catechine e tannini. Tali composti hanno sia un’azione di radical scavenger (*3) che di chain – breaker (*4) sui radicali liberi.
L’uso degli estratti vegetali
Fa sì che diminuiscano gli effetti collaterali legati alle sostanze psicostimolanti, grazie al loro diverso assorbimento, che comporta un effetto più stabile e duraturo nel tempo, e grazie alla presenza di molecole in grado di attenuarne l’attività biologica.
Tutto ciò si traduce in una diminuzione di assunzioni multiple dell’energy drink, sfavorendone l’abuso.
Inoltre questa nuova generazione di energy drinks, grazie all’uso degli estratti vegetali, si è arricchita nelle formulazioni di numerose molecole antiossidanti. Forniscono un aspetto più salutistico alla bevanda, ponendo l’attenzione su ambiti che esulano dalla semplice stimolazione cognitiva e mnemonica.
Sostanze biologicamente attive
Migliorare il prodotto, e conferirgli una connotazione salutistica, non vuol dire averlo reso innocuo e fruibile da chiunque. Inserire estratti vegetali all’interno di una formulazione, significa essere consapevoli di usare un fitocomplesso, cioè un insieme di sostanze biologicamente attive che possono provocare reazioni fisiologiche di notevole importanza ed interferire con i medicinali eventualmente in uso.
Scoraggiare l’abuso di Energy Drinks
Gli energy drinks di nuova generazione, a mio avviso, rimangono bevande di cui deve essere scoraggiato l’abuso da parte di tutti i consumatori. In più, non sono somministrabili a bambini, donne in gravidanza e allattamento e a soggetti con patologie.
E’ inoltre fortemente sconsigliata la combinazione con l’alcool, dal momento che i benefici indotti dalle piante non riguardano la riduzione degli effetti dell’alcool stesso.
Nonostante il Dipartimento della Gioventù e il Ministero della Salute abbiano avviato, nei limiti della loro competenza, delle linee guida in merito alle bevande energetiche, sarebbe opportuno, visto l’impatto commerciale e sociale, soprattutto su fasce di età giovani, che vengano condotti studi più approfonditi. Anche su soggetti umani, sugli effetti di un simile prodotto somministrato nella sua integrità visto che la quasi totalità degli studi disponibili si sono concentrati sul singolo principio attivo. Ciò garantirebbe una maggiore chiarezza sugli effetti e sulla quantità d’uso, permettendo un’informazione corretta ed omogenea, anche finalizzata a contrastare la convinzione che gli energy drinks che utilizzano gli estratti vegetali, siano innocui e benefici, in quanto naturali.
Nel frattempo, a mio avviso, la parola d’ordine può essere solo moderazione, ai fini di usufruire degli effetti positivi che vantano, scongiurando quelli negativi che potrebbero sopraggiungere con un eventuale uso indiscriminato.
Voi cosa ne pensate?
A presto
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Note
*1 – Droghe caffeiche: contenenti caffeina, stimolante del sistema nervoso centrale.
*2 – Droga adattogena: bioregolatore funzionale naturale che aumenta le capacità di adattamento dell’organismo nei confronti dei fattori ambientali prevenendo i danni che questi possono causare.
*3 – Radical Scavenger: bloccano la propagazione delle reazioni ossidative, agendo da agenti chelanti dei metalli.
*4 – Chain-breaker: riparano il danno e ricostruiscono la membrana. Agiscono da inattivatori di radicali liberi donando idrogeno o trasferendo un singolo elettrone alle specie radicaliche. Tali composti sono in grado di fornire ai radicali liberi gli 8 elettroni di cui sono privi, ripristinando così l’equilibrio chimico del sistema in cui agiscono.
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Nei mesi caldi
C’è un vero e proprio picco delle infezioni delle vie urinarie favorite dalla particolare forma dell’anatomia femminile e causate nell’80% dei casi dal Batterio Escherichia Coli, abitante comune dell’intestino.
Mare e piscina, costumi, cattiva igiene, detersione scorretta, detergenti aggressivi, uso di salvaslip e assorbenti, uso di farmaci e stipsi sono i fattori predisponenti per cistite e infezioni urinarie. Quindi in prima battuta occorre modificare le proprie abitudini, assumere fermenti lattici e poi avere sempre a portata di mano l’Uva Ursina.
Piacere, Uva Ursina!
L’Uva ursina (Arctostaphylos uva-ursi) è un piccolo arbusto sempreverde della famiglia delle Ericaceae, con foglie coriacee di color verde scuro, frutti globosi e rossi, contenenti una polpa acida e farinosa non commestibile.
Cresce nel nord Europa, Asia, nord America, Italia del Nord e del Centro, in prevalenza sulle Alpi e sugli Appennini e il suo nome deriva da uva ursi, poiché gli orsi sono ghiotti dei suoi frutti.
È il miglior rimedio naturale contro i disturbi delle vie urinarie, grazie alla presenza nelle foglie di arbutina, che svolge un’azione antibatterica, tannini gallici, che proteggono le mucose delle vie urogenitali, ostacolando l’aderenza dei microbi all’epitelio e ai triterpeni (acido ursolico) e i flavonoidi (iperina, isoquercitina) che esercitano un’azione diuretica.
Come assumerla
Puoi assumerla come:
- infuso: prepara l’infuso ponendo un cucchiaio di foglie secche in una tazza di acqua bollente per 10 minuti. E’ bene berne almeno 3 tazze al giorno;
- integratore purché contenga l’estratto secco titolato di arbutina (tit. 20% arbutina);
- tintura madre: assumere 50 gocce di tintura madre 3 volte al giorno in poca acqua lontano dai pasti.
Si consiglia di non prolungarne l’uso oltre una settimana, perché un’assunzione prolungata o un sovradosaggio può provocare irritazioni della mucosa gastrica, nausea e vomito.
Uva ursina o mirtillo rosso?
Anche il mirtillo rosso, noto come Cranberry, è utilizzatissimo per contrastare i disturbi delle vie urinarie, grazie all’alto contenuto di proantocianidine di tipo A, dalle proprietà antiinfiammatorie e antiflogistiche, acido citrico, malico e ai polifenoli, che creano una protezione che impedisce a batteri come l’Escherichia Coli di annidarsi sulle pareti della vescica.
Effetti collaterali
Come vi dico sempre, naturale non significa innocuo: prima di curarsi con le erbe è sempre necessario un colloquio con il proprio erborista di fiducia e chiedere un parere del proprio medico, in caso di patologie già in corso o se il disturbo non è più momentaneo.
L’uva ursina è controindicata in gravidanza e allattamento ed in presenza di patologie quali insufficienza renale e allergia all’acido acetilsalicilico. Inoltre tende a conferire all’urina una colorazione marrone, che si scurisce all’aria.
Se avete dubbi e domande potete contattarmi sul blog!
A presto!
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche.
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
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Ben ritrovate nella nostra rubrica!
Siete pronte per la prova costume?
Ho messo il dito nella piaga?
È inevitabile! In questo periodo dell’anno parte la nostra corsa contro il tempo per sistemare tutti i nostri inestetismi, e la ritenzione idrica e la cellulite sono i nostri primi crucci.
Ho pensato che potrebbe essere utile capire come affrontarle sia da un punto di vista fitoterapico, il più importante, che cosmetico.
La cellulite: solo inestetismo cutaneo?
Prima di tutto chiariamo cosa sia la cellulite! Con questo termine si indicano generalmente le alterazioni anatomiche come adiposità localizzata e perdita di tonicità dei tessuti. Ma in realtà è un utilizzo improprio della parola, perché si fa riferimento a ben tre diverse situazioni che si possono presentare nel nostro corpo, quali:
- Adiposità localizzata, cioé grasso in eccesso;
- Pannicolopatia Edematofibrosclerotica, cellulite vera e propria (PEFS);
- Falsa cellulite.
Dei tre scenari che si possono presentare, il secondo è quello più grave, diagnosticabile mediante un’ecografia localizzata da cui emergeranno cellule adispose ipertrofiche, cioè aumentate di volume, che, comprimendo i vasi sanguigni circostanti, provocano rallentamento del flusso del sangue, diminuzione di ossigeno nei tessuti, ristagno di liquidi contenenti scorie, infiammazione dei tessuti ed insufficienza venosa e linfatica.
Quindi la risposta è no, non è solo un inestetismo cutaneo, ma una patologia che si manifesta anche a livello cutaneo.
Quali sono le cause?
Le cause che scatenano tale processo sono molteplici:
- Squilibri ormonali
- Familiarità
- Fumo
- Stress
- Cattivo funzionamento dell’intestino
- Prolungata stazione eretta
- Difetti posturali
- Vita sedentaria
- Gravidanza
- Diete alimentari
- Assunzione di farmaci.
Trattamento della cellulite in cosmetica
Esistono in commercio prodotti cosmetici per il trattamento locale della cellulite contenenti principi attivi drenanti, tonificanti, elasticizzanti, vasocostrittori e lipolitici, ad effetto caldo o freddo, anche in abbinamento a fanghi a base di argilla, come ad esempio:
- Metilxantine, caffeina nello specifico, contenuta in guaranà, cola, matè e tè verde, che agevola la lisi lipidica, controindicate nei soggetti che soffrono di ansia e cardiopatici;
- Saponine e flavonoidi, contenute in piante come ippocastano, edera, centella e rusco, per aumentare la resistenza delle pareti capillari e diminuirne la permeabilità, migliorando gli edemi e la ritenzione idrica.
- Oli essenziali come bergamotto, cedro dell’atlante, cipresso, pompelmo, geranio, rosmarino, limone da aggiungere ad un olio veicolante o ad una crema base da personalizzare.
Scegliere prodotti ad effetto caldo o freddo, oltre che una preferenza strettamente personale, è legata al vostro stato di salute del sistema venoso; i prodotti ad effetto caldo, ad esempio, sono controindicati per chi soffre di fragilità capillare e vene varicose.
Quale olio essenziale scegliere?
Dipende se il problema deriva da una cattiva circolazione, da un cattivo drenaggio delle scorie corporee o da entrambi.
Riassumendo
Abbiamo molteplici oli essenziali tra cui scegliere:
- ginepro: decongestiona il sistema venoso e linfatico, evita il ristagno dei liquidi e stimola la circolazione;
- limone: stimola la circolazione sanguigna periferica;
- pompelmo: ha un’azione lipolitica e drenante;
- geranio: ha un’azione astringente e stimola la circolazione sanguigna;
- rosmarino: migliora il microcircolo;
- cipresso: ha proprietà diuretiche e drenanti dei tessuti è inoltre un vasocostrittore indicato per il trattamento delle gambe stanche e come stimolante della circolazione periferica;
- cedro dell’atlante: ha proprietà lipolitiche e decongestionanti venose;
- cannella: ha un’azione lipolitica e stimolante della circolazione.
Potete scegliere uno o più oli essenziali e inserirli in 100 ml di olio vegetale.
Vi ricordo che alcuni di questi, come la cannella e il bergamotto, sono foto sensibilizzanti, quindi non vanno mai usati prima di un’esposizione solare, pertanto utilizzate il vostro olio arricchito con gli oli essenziali la sera.
Programma di trattamento cosmetico anticellulite
Ci vuole impegno e costanza, solo così si potranno ottenere dei risultati!
- Al mattino e alla sera: applicazione locale dell’olio o crema arricchiti con oli essenziali.
- Due volte alla settimana uso di fanghi a base di argilla applicati per 20 minuti avvolgendo con la pellicola trasparente.
Ricordatevi che trattare la cellulite solo da un punto di vista cosmetico, significa affrontarlo al 30% e dal momento che siamo ciò che mangiamo, vi consiglio di seguire un’alimentazione sana, priva di zuccheri raffinati, farine bianche e lieviti.
Nel prossimo appuntamento vi parlerò di come affrontare la cellulite con l’aiuto delle piante.
A presto!
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche.
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
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Primavera in arrivo!
Finalmente!
Ma non è un evento così positivo per tutti, perché, come ben sappiamo, si risvegliano alcuni disturbi, come insonnia e ansia, causati per lo più dall’aumento della luminosità e temperatura. Ciò comporta una maggiore produzione di cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”), che l’organismo secerne per far fronte al fabbisogno di energia che segue la fine dell’inverno. Oltre al cortisolo, aumenta anche la produzione di melatonina e la quantità di serotonina in circolo, proporzionalmente all’esposizione alla luce solare, determinando variazioni biochimiche anche brusche che possono provocare maggiore disagio nei soggetti che soffrono di ansia.
Quale pianta può aiutarti?
In questa fase ci può venire incontro il Tiglio, una pianta che vanta proprietà calmanti, sedative, antispasmodiche, decongestionanti e lenitive.
Il tiglio è un albero di notevoli dimensioni appartenente alla famiglia delle Tiliaceae, dal tronco robusto e radici profonde, foglie verdi cuoriformi, fiori piccoli e gialli racchiusi in grappoli, piuttosto profumati, frutti subsferici. Il nome Tiglio deriva dal greco “pliton” che significa ala e descrive la propagazione dei frutti nell’ambiente che vengono trasportati dal vento attraverso una foglia alata, appunto.
Esistono vari tipo di tiglio e li accomuna il fatto di essere piante mellifere, con una fioritura meravigliosa e profumata, che nei soggetti più sensibili può provocare allergie. Il tiglio è un forte accumulatore di metalli pesanti ed inquinanti, quindi è un indicatore naturale del livello di inquinamento di un paesaggio. Ciò significa che bisogna prestare attenzione al miele di Tiglio che assumiamo, soprattutto se artigianale e casalingo, perché privo di ogni controllo di laboratorio.
Quali sono le proprietà del tiglio?
Il tiglio è ricco di mucillagini, tannini, flavonoidi, olio essenziale, sali minerali, zuccheri e vitamina c.
Agisce sul sistema nervoso quindi va ad attenuare stati d’ansia, cefalea, palpitazioni, insonnia, disturbi gastrici e intestinali. In erboristeria puoi trovarlo come infuso, gemmo derivato, tintura madre.
In ambito cosmetico vengono utilizzati sia l’idrolato che l’estratto di tiglio per creare emulsioni e sieri per pelli delicate, sensibili, secche e aride. Nei prodotti dedicati ai capelli crea un film protettivo riducendo la perdita di acqua, diminuendone la porosità e aumentandone lucentezza e morbidezza.
Come vi dico sempre, naturale non significa innocuo: prima di curarsi con le erbe è sempre necessario un colloquio con il proprio erborista di fiducia e chiedere un parere del proprio medico, in caso di patologie già in corso o se il disturbo non è più momentaneo.
A presto bloggerine!
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche.
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
Bibliografia
- Alessandro Bruni, Farmacognosia generale ed applicata, Ed. Piccin, 1999, ISBN: 8829915009
- Elisabetta Boncompagni, Erika Bianchi, Corrado Giua ,Guida bibliografica ai più noti fitoterapici, Aboca, 1999
- Enrica Campanini, Dizionario di Fitoterapia e piante medicinali, Ed. Tecniche Nuove, 2012, ISBN:978-88-481-2734-9
- Francesco Capasso,Giuliano Grandolini,Angelo A. Izzo, Fitoterapia: Impiego razionale delle droghe vegetali, Ed. Springer, 2006, ISBN 978-88-470-0505-1
- Ivano Morelli, Guido Flamini, Luisa Pistelli, Manuale dell’Erborista, Ed. Tecniche Nuove, 2005, ISBN: 978-88-481-1736-4
- Rita De Pasquale, Giuliano Grandolini, Farmacognosia: Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali, Ed. Springer, 2011, ISBN 978-88-470-1652-1
- Scoprire, riconoscere, usare le erbe – Fabbri editori
- Lunario di casa e campagna – Edizioni Del Baldo
- La Grande Enciclopedia delle Erbe, Dix editore
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Il viaggio
Qualche anno fa fu trasmesso in tv un programma in cui due V.I.P. affrontavano insieme il viaggio in auto da Roma a Milano.
Lo ricordate?
Erano famosi, ma al tempo stesso perfetti estranei tra di loro. Alcuni non si erano mai incontrati e quel viaggio rappresentava l’occasione per conoscersi.
Oggi quel viaggio lo farei volentieri con una donna in cui sono “inciampata” qualche anno fa… Ricercando informazioni su internet per una piccola tesina universitaria, ho letto l’annuncio dell’avvio imminente di un corso professionale gratuito a cui potevamo accedere anche noi studenti. Andammo al corso in 17 studentesse, a Roma, e da qui è nata un’amicizia, bella, fatta di chiacchierate, condivisione di libri, passione per le piante e la cosmesi.
Oggi vi presento in questa intervista Muriel
Per noi erboristi è l’anima di Fitomedical, il rappresentante che tutti i commercianti sognano, nonché gestore della loro pagina Facebook, che vi consiglio di visitare… ne rimarrete affascinati!
Prendetevi del tempo, sedetevi comode e preparatevi a viaggiare con Muriel!
Ambra: Muriel, ti avevo promesso (o minacciato?) di farti l’intervista!
Noi chiacchieriamo spesso, so che sei francese, sì, ma dove sei nata?
Muriel: Allora, sono nata a Strasburgo, nella verde Alsazia vicino alla Germania. Terra di guerre e di frontiera, verdeggiante e ospitale, dove iniziò il maggio ’68 la facoltà di medicina, peraltro. Le migliori università di farmacia e medicina stanno lì oltretutto e gli studi sono rigorosissimi ed efficaci.
La mia vita, poi, mi portò a vivere dal nord al sud dell’emisfero, nel senso di Berlino est e ovest, e passare molto tempo alla isola Réunion dove ho famiglia e dove da adulta collaboravo con il giardino botanico alla creazione annuale del giardino dei semplici, il quale andava ogni anno reinventato, visti i cicloni devastatori che passano sopra l’isola.
Ambra: Ecco, infatti più di qualche volta mi hai raccontato di essere vissuta a Réunion…
Muriel: Ho lavorato lì per anni, con i distillatori di oli essenziali… Dalla raccolta, alla produzione e vendita delle materie prime ai maestri profumieri francesi, che arrivavano a 2500 metri dal mare, dove si trovano le distillerie, per l’acquisto di vetyver, vaniglia, frangipane, eucalipto, cannella, ylang ylang e tante altre piante che crescono rigogliose in quell’universo. Calcola che molti anni fa gli oli essenziali erano destinati essenzialmente alla produzione di profumi e alimenti e poco alla fitoterapia. I guadagni per i piccoli produttori erano minimi, ma per i distributori furono allora immensi, in quanto non esisteva internet o collaborazioni tra Europa e territori oltremare e così ci furono, per molte aziende acquirenti, guadagni veramente copiosi, dove dalla materia prima prodotta alla vendita finale si accumulavano diversi zeri.
Ora è tutto regolamentato, ma allora si lavorava su alambicchi molto spartani e in mezzo a terra e fanghi… Conservo ancora ora diversi oli essenziali purissimi prodotti da me con etichetta personalizzata da noi, che sono ancora perfetti e molto resinosi…
Finita la produzione ci armavamo di coltellini per lavorare il bambù ed intagliarlo… Cosa molto gradita ai turisti che ne andavano ghiotti. Perché è vero, ora esistono fior di diffusori più o meno elaborati, ma direi che l’uso del semplice bambù, dove poggiare le preziose gocce, è decisamente fantastico. Come se il bambù rilasciasse la fragranza in modo naturale senza l’ausilio di elettricità o diffusione artificiale. Basta in realtà raccogliere le canne, tagliarle fresche e intagliarlo subito prima che secchi e poi fare essiccare il tutto al sole. Ricaricare quando si vuole il diffusore portatile poggiando diverse gocce sul bambù essiccato. Ti faccio vedere delle foto così puoi capire.
E’ in quel mondo che ho consolidato la mia passione. Ma calcola che già da piccola ero circondata da aromi ed odori perché vivevo vicina al Laboratoire Valnet, a Strasburgo, e nel naso ho ancora memoria degli odori delle loro produzione. Essenzialmente le fragranze balsamiche che questa antica azienda ancora produce oggi.
Ambra: Poi sei arrivata qui in Italia. Cosa fai nella vita?
Muriel: Cosa sono? Erborista prima di tutto… E se devo essere onesta presi il diploma italiano di Urbino perché convinta di poter tornare nel mio paese, la Francia, per aprire legalmente un’erboristeria vera con tanto di possibilità di miscelare le piante officinali senza problemi. Visto che il diploma fu cancellato dal governo di Vichy nel ’41 con la firma del generale Pétain. Oltretutto in Francia è deceduta poche settimane fa l’ultima erborista diplomata: dopo la sua abolizione non fu mai più ripristinata la figura professionale malgrado petizioni e proteste. Eppure nel mio paese quando il popolo protesta di solito ottiene ciò che vuole… Ma qui troppi interessi in gioco non riescono a fare vincere la pur determinata volontà degli “herbalistes”, costretti a definirsi tali in assenza di tutela e legge a loro favore.
Si sono create lo stesso molte scuole per erbalisti, come quella di Lione che però non gli riconosce una valenza legale, e sono nati molti DU (diplômes universitaires) in aromaterapia e fitoterapia per medici e farmacisti. Ma del ripristino della figura erboristica a tutto tondo nulla… anche se malgrado tutto e tutti, i francesi non demordono. Però oggi se ne va, per anzianità, l’ultima erborista ufficiale a possedere il diploma legale di erboristeria…
Ambra: che poi è ciò che si sta per verificare qui in Italia in questo periodo, se verrà approvata la proposta di legge al vaglio del Governo.
Muriel: Penso che gli erboristi in Italia andrebbero tutelati come “patrimonio” del paese proprio perché si tratta di una realtà unica che andrebbe preservata e coccolata. Penso che sia il mestiere, la professione più antica, che ci sia, e che questo paese dovrebbe essere fiero di tutelare sotto la propria ala persone che si sono dedicate a rappresentare questa figura.
Quando arrivai nel vostro paese non erano tanti ma vendevano tutti piante officinali in quantità e ne andavano fieri. Ricordo benissimo un erboristeria di sole tisane a Roma che chiudeva verso il 20 dicembre fino a nuovo anno, perché tanto vendeva soltanto erbe sfuse, e non certo regalistica, ed era inutile essere aperto là dove tutti cercavano regali vari.
Negli anni ho scritto su diverse testate sul valore aggiunto di questa professione ma nessuno mi ha mai ascoltata.
Ho cercato di fare conoscere il mondo dell’erboristeria attraverso radio, allora in un programma radio Rai, ma soprattutto in televisione, con Geo dove ho lavorato dal 2001 al 2015, sia in diretta ogni settimana i primi anni, per poi fare diversi documentari in giro per l’Italia.
Ambra: Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Muriel: Il mio sogno era quello di sviluppare essenzialmente l’approccio documentaristico perché ci sarebbe molto da dire e molto da comunicare. Purtroppo non mi è stato possibile farlo perché devi trovare canali interessati e oggi non è certo facile proporre prodotti simili mentre produrli da te ha costi altissimi. E probabilmente rimarrà un grande sogno nel cassetto anche se non è detto.
Lavoro ora per un’azienda di fitoterapia e continuo a fare ricerca personale e stiamo assieme a soci, per creare una associazione per malattie rare… e anche lì la fitoterapia c’entra, specie per le patologie autoimmuni che tanto aumentano e tanto poco sono studiate ancora. Mi colpisce particolarmente l’aumento esponenziale di bambini che si ammalano di queste patologie autoimmuni. Non va bene e bisogna agire e capire l’eziologia di queste forme di malattia molto invalidanti.
Ho la fortuna di lavorare con un grande “maestro”, nella figura del dottor Rossi, biologo, che mi dà modo di approfondire e studiare molto, perché qui non si smette mai comunque. Ma la visione del dottor Rossi sulla salutogenesi e sull’omeostasi mi sembrano fondamentali. Per dire che là dove nessuno parlava di permeabilità intestinale e di microbiota lui aveva già prodotto una linea e già insisteva su argomenti di cui oggi tutti parlano, come se fossero loro i pionieri, il che mi fa molto piacere, ma molto “sorridere” se penso agli anni di studi, approfondimenti e ricerca di doc. Rossi.
Questi ultimi anni, decenni, sono gli anni della ricerca ma anche dei grandi business ed era ovvio che dopo un approccio parecchio aggressivo di diversi farmaci si tornasse a materie prime, principi attivi, maggiormente studiati, ma anche più morbidi ed efficaci . Ed in mezzo ad una giusta e proporzionata ricerca e scoperte fondamentali nel settore, il settore stesso si sia allargato a macchia d’olio, diversificandosi dai supermercati alle farmacie che fino a dieci anni fa si proponevano solo in minima parte alla vendita dei fitoterapici.
Poi ultima moda ora sono le bioprofumerie che nascono dalla voglia di un mondo ed ambiente migliore dove venga tutelata la cute, la pelle, essendo anche un credo nell’evitare troppi prodotti nocivi per l’ambiente. Anche qui troveremo come era ovvio, aziende veramente pure e coinvolte in un progetto determinato, e i soliti avvoltoi che vedono molto denaro più che un credo.
Penso anche che le varie spignattatrici siano una grande risorsa se sono seguite bene e se studiano soprattutto, prima di lanciarsi in prodotti complessi, perché serve la manualità in un mondo incapace oramai di lavorare con le mani e la fantasia… Quindi ben vengano 😀
Muriel ha glissato su una domanda: le ho chiesto perché non scrive un libro, ha molto da raccontare…
Il viaggio con Muriel io lo faccio intorno al mondo ogni volta che le parlo. Chissà se dopo questa intervista capirà che non è né inutile né insulsa come mi dice. Che dite, riusciremo a convincerla insieme?
Se questa intervista ha stuzzicato la vostra curiosità e se avete domande da rivolgerle, potete contattarci: saremo il vostro ponte di collegamento.
A presto!
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
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[Officina dell’essenziale] Acido Glicolico
Bentornate nella nostra rubrica “L’officina dell’essenziale”!
In questi giorni vengo spesso contattata per avere informazioni sui trattamenti a base di acido glicolico da poter fare a casa. Quindi, ho pensato di rispondere pubblicamente alle domande più frequenti, sperando che possano esservi di aiuto.
La prima domanda che di solido mi rivolgete è:
Che cos’è l’acido glicolico?
L’Acido glicolico è un alfa-idrossiacido, appartiene al gruppo degli acidi della frutta. E’ inodore e incolore, e solubile in acqua. Penetra negli strati più profondi dell’epidermide ed esfolia la pelle. Ossia toglie le cellule morte dello strato corneo, stimolando così il turn over cellulare, cioè la produzione di nuove cellule.
È un sostanza usata nel peeling chimico superficiale che punta al ricambio della pelle e ne favorisce il ringiovanimento. Insieme ad altre sostanze è usato per effettuare peeling più profondi che non è possibile fare a casa.
L’acido glicolico viene ricavato da canna da zucchero e barbabietola da zucchero. Ovviamente oggi può essere anche prodotto in laboratorio tramite opportune reazioni chimiche.
Cosa succede alla nostra pelle?
L’esfoliazione provoca un’infiammazione che stimola la produzione di collagene ed elastina.
Quando è consigliato un trattamento all’acido glicolico?
Si consiglia un trattamento all’acido glicolico in caso di :
- Cicatrici
- Acne
- Smagliature
- Rosacea
- Dermatite seborroica
- Discromie cutanee.
Chi può fare un trattamento con acido glicolico?
Di massima possono essere effettuati dei trattamenti su tutti i tipi di pelle, ciò che varierà è la percentuale di utilizzo.
Prima di procedere ad un trattamento, sia esso domiciliare che presso medici estetici, vi consiglio un consulto dal cosmetologo o dal dermatologo/medico estetico. Per avere maggiori dettagli sulla vostra pelle e sul trattamento specifico da avviare in base alla gravità del vostro problema.
Quali sono i vantaggi di un trattamento a base di acido glicolico?
- Pelle più luminosa
- Colorito uniforme
- Pelle più elastica e tonica
- Pelle levigata
- Attenuazione delle macchie cutanee e delle cicatrici
- Normalizzazione della produzione di sebo.
Quando posso iniziare il trattamento con l’acido glicolico?
Nel periodo invernale, sempre che non ci siano in programma viaggi in luoghi tropicali e quindi dove ora è estate, perché l’acido glicolico è foto sensibilizzante.
I trattamenti devono essere effettuati nelle ore serali e durante il giorno dovrete utilizzare una crema nutriente con protezione solare (almeno SPF20).
Oggi in commercio esistono diversi brand che propongono kit con tutto l’occorrente per procedere ad un trattamento casalingo a base di acido glicolico. E’ sufficiente seguire le indicazioni che vengono riportate all’interno su cosa fare prima, durante e dopo l’applicazione.
Se avete dubbi sulla gravità del vostro problema oppure se non siete in grado di capire il vostro tipo di pelle, o per qualsiasi altra esigenza, rivolgetevi al vostro cosmetologo/dermatologo di fiducia.
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche.
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
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Il miele, dono delle api
Le api sono insetti importantissimi nel nostro ecosistema, responsabili dell’impollinazione delle colture e in grado di fornirci molteplici prodotti come miele, cera d’api, pappa reale, propoli, polline, veleno d’api e idromele.
Il miele con il suo 80% di zuccheri, glucosio e fruttosio per essere precisi, è uno degli alimenti più antichi in grado di apportare nutrimento e benefici salutistici, perché il suo alto contenuto di zuccheri è facilmente digeribile e assorbibile a livello intestinale, ma con una minore incidenza diabetogena.
Gli studi condotti dimostrano che ha una spiccata azione antiossidante. E’ un ottimo conservante per via del suo ph basso (3,0-4,5) che lo rende sfavorevole alla crescita della maggior parte dei batteri, e i composti responsabili dell’attività antibatterica sono il metilgliossale, il perossido di idrogeno, e peptidi come la defensina – 1.
Il restante 20% si divide in acqua, enzimi, aminoacidi, vitamine, pollini e aromi naturali.
Tutte le informazioni che sono oggi disponibili, e ci consentono di stabilire la qualità del miele, le acquisiamo attraverso l’esame melissopalinologico, da cui otteniamo l’origine geografica e botanica, nonché un’eventuale contaminazione con polveri, fuliggine ed eventuali altri elementi microscopici di norma non contenuti.
A COSA SERVONO I DIVERSI TIPI DI MIELE?
Il miele si può ottenere da un’unica specie di fiori o più specie (in tal caso caso parleremo di miele millefiori) e ognuno ha una sua proprietà, favorendo l’assorbimento delle sostanze presenti nei fitoderivati e incentivandone il metabolismo da parte dell’organismo. Ecco perché troviamo miele che può essere utile in caso di ipertensione, problemi cardiaci, artrite, reumatismi, dispepsia, acidità, insonnia, problemi alle vie respiratorie, influenza.
Qui di seguito troverete una tabella riassuntiva dei tipi di miele più utilizzati e delle loro proprietà.
Miele di Acacia
Azione lassativa, antinfiammatoria per la gola, utile in caso di patologie dell’apparato digerente, disintossicante del fegato, utile contro l’acidità di stomaco.
Miele di Arancio
Azione cicatrizzante per le ulcere, antispasmodico, sedativo, utile in caso di insonnia.
Miele di Castagno
Favorisce la circolazione sanguigna, antispasmodico, astringente, disinfettante delle vie urinarie.
Miele di Eucalipto
Azione antibiotica, antiasmatico, utile per la tosse.
Miele di Melata di Quercia
Antianemico
Miele Millefiori
Azione disintossicante del fegato.
Miele di Tiglio
Azione sedativa dei dolori mestruali, calmante, diuretico, digestivo. Indicato per le tisane espettoranti in caso di insonnia e ‘irritabilità.
Miele di Timo
Azione antisettica, calmante, combatte la febbre.
A COSA SERVE IN COSMETICA?
In cosmetica, il miele viene sfruttato per le sue proprietà antinfiammatorie, nutritive e idratanti, ideali per pelli screpolate, secche e sensibili. Talvolta si può trovare in prodotti doposole e in combinazione con la cera per depilazione.
Sono sufficienti miele di acacia e succo di limone per preparare una maschera viso illuminante, schiarente, emolliente ed idratante. Si sceglie il miele di acacia perché è adatto a tutti i tipi di pelle ed è liquido, quindi più facile da applicare ma anche da rimuovere.
Dunque, mettete insieme i due ingredienti, mescolate e applicate sul viso con un pennello e lasciate in posa per 10 minuti. Rimuovere la maschera con acqua tiepida. Ripetere l’applicazione una volta alla settimana.
Purtroppo le api sono oggi in forte diminuzione. Difenderle è un nostro dovere, perché la loro estinzione avrebbe effetti devastanti nella produzione alimentare.
Articolo di Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche.
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
Iscritta al Registro Nazionale Erboristi Professionisti n° GLT0057S
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Alcuni dei decori natalizi che ci circondano in questi giorni nascondono dentro di sé leggende e tradizioni erboristiche inaspettate.
L’agrifoglio
Ilex aquifolium L., noto anche come alloro spinoso o pungitopo maggiore, è uno di questi.
È una pianta officinale, parente stretta del matè sudamericano, che nulla ha da spartire con la pianta che chiamiamo pungitopo, il Ruscus aculeatus L. Ciò che inganna probabilmente sono le bacche rosse e le foglie pungenti, ma in realtà hanno in comune solo l’usanza di essere appese per proteggere con le loro spine la dispensa dei nostri antenati.
La storia
Anticamente, le sue foglie erano usate in erboristeria per le sue proprietà diaforetiche, espettoranti e febbrifughe. Le sue bacche, invece (velenose), erano usate per le proprietà emetiche e purganti.
Holly per gli Anglosassoni è quel cespuglio dalle foglie verdi, pungenti, lucide e coriacee, striate di bianco sui bordi, dalle bacche dal colore rosso intenso, da sempre simbolo del Natale. Anzi, anche dei riti legati al Solstizio d’Inverno della cultura celtica ancor prima che del Natale. Primo perché resiste ai climi freddi e fruttifica nel periodo di quiescenza delle altre piante, simboleggiando la rinascita e la prosperità; secondo perché in Irlanda era l’unico addobbo che le famiglie più povere potevano permettersi.
Le leggende dicono che i Druidi, antichi sacerdoti per i Celti, avessero un forte legame con l’agrifoglio, simbolo di vita insieme all’edera e al vischio, in quanto ritenevano che fosse in grado di ammansire gli animali più feroci, motivo per cui ne portavano sempre con sé un bastone o una lancia e che proteggesse da eventi ed energie negative.
L’agrifoglio, tra l’altro, era il simbolo del loro alfabeto oghamico, lingua con cui erano soliti lanciare incantesimi. Questa leggenda è giunta sino a noi anche attraverso le storie di Harry Potter, il famoso maghetto creato dalla penna di J. K. Rowling, la cui prima bacchetta magica era proprio di agrifoglio.
Gli Etruschi la consideravano pianta da cui tenersi lontani, perché identificava un’area sacra compresa tra la città abitata e l’inizio del bosco; in realtà, oggi sappiamo che questo è l’habitat spontaneo dell’agrifoglio e che il loro timore probabilmente era legato alla tossicità delle bacche.
In Italia
L’usanza di usare Holly come decorazione è giunta sino a noi grazie ai Romani che conquistarono la Bretagna; poi, la nascita e diffusione del Cristianesimo ha modificato i miti che l’agrifoglio porta con sé, tanto che oggi non li ricordiamo quasi più e molti di noi le ignorano.
Anche l’uso dell’agrifoglio in ambito erboristico è quasi del tutto decaduto. Trova applicazione solo come rimedio floriterapico.
Cosa ci resta? Solo il suo ruolo ornamentale.
Impariamo a guardare la natura con altri occhi, ha delle storie bellissime da raccontarci.
Vi auguro Buon Natale.
Articolo di Dott.ssa Ambra Centra
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Autunno: che insonnia!
Benvenuto ottobre con le tue giornate fresche, la sonnolenza, il cattivo umore, il nervosismo, le occhiaie e i capelli che cadono!
Non so voi, ma i cambi di stagione mi distruggono! Non so mai come vestirmi, il raffreddore mi aspetta sempre dietro l’angolo, e quando vado a dormire faccio fatica a prendere sonno e mi sveglio stanca, come se non mi fossi mai addormentata.
Il riposo
So benissimo che il riposo è tutto, se manca ne risente il livello di vigilanza, il sistema ormonale, il sistema immunitario, la memoria. So anche che l’organismo umano è perfetto, che durante i cambi di stagione il ritmo cicardiano, che regola i momenti del sonno e della veglia, deve semplicemente trovare una nuova regolarità grazie alla melatonina che produciamo di notte.
Alcuni studi dicono che un italiano su sette soffre di insonnia, con forti ripercussioni negative sulla propria vita e sul proprio benessere. E la maggior parte sono donne! Ansia, stress, età che avanza, cambio di stagione, irregolarità ormonali, insonnia legati ai viaggi e al jet lag. Un incubo ad occhi aperti, oserei dire!
E non mi basta evitare di bere eccitanti la sera, come il caffè, non andare in palestra… mai andata, in realtà. O mangiare leggero per non impegnare la digestione, e mangiare cibi che contengano triptofano, precursore della serotonina. A volte mi rendo conto di avere bisogno di un aiuto più importante e lo cerco nelle mie amate piante officinali.
Apro la mia dispensa… ne ho a disposizione diverse: valeriana, escolzia, passiflora, lavanda, tiglio, melissa, biancospino, griffonia e arancio dolce.
Le piante amiche del sonno
Le passo in rassegna tutte…
La valeriana mi induce il sonno fisiologico, specie se ho difficoltà ad addormentarmi.
L’escolzia agisce sul mio stato ansioso e favorisce un sonno riposante, senza interruzioni notturne.
La passiflora agisce sul sistema nervoso centrale, mi rilassa e mi toglie l’ansia.
La lavanda e il tiglio agiscono anche loro sul sistema nervoso centrale, però li tengo soprattutto quando ho tosse e raffreddore e ne sfrutto anche le proprietà antisettiche.
La melissa mi aiuta a rilassarmi, a gestire l’ansia e a digerire, la tengo per le serate in cui ho cenato più abbondantemente e la associo alla camomilla, che è un blando digestivo e agisce sulla muscolatura liscia e non sul sistema nervoso centrale. Quindi da sola non mi aiuterà mai a dormire.
Il biancospino lo uso quando l’insonnia è legata ad ansia accompagnata da tachicardia (la chiamano la valeriana del cuore mica per caso!), perché tiene a bada l’emotività e gli stati di tensione.
La griffonia è l’ultima a essere arrivata, quando ho capito che la mia insonnia era più legata al tono dell’umore e avevo bisogno di un sostegno più forte, più importante. Al pari dell’iperico, per chi conosce la fitoterapia.
Scelgo la valeriana in estratto secco… alcune piante sono più efficaci in compresse o in tintura madre, anziché in tisana. La valeriana poi non ve la consiglio proprio da bere, per quanto è amara.
Piccoli rituali serali
Se anche voi la sera dichiarate guerra al vostro cuscino, e siete stanche di contare le pecorelle o di guardare il soffitto della vostra camera, scegliete la vostra pianta in base alle vostre esigenze e seguite questi piccoli riturali serali, oltre a cambiare un pochino il vostro stile di vita.
Se trovate il tempo, prima di infilarvi sotto le coperte preparate un bagno caldo per lavare via le preoccupazioni e rilassare i muscoli con il calore e qualche goccia di olio essenziale di arancio dolce, lavanda o camomilla, disperse in un cucchiaino di amido di riso o bicarbonato.
In camera da letto, fate come me: sul comodino mettete un sacchettino di fiori di lavanda a farvi compagnia, e aggiungete tre gocce di olio essenziale di arancio dolce o di lavanda sul cuscino.
Come vi dico sempre, naturale non significa innocuo: prima di curarsi con le erbe è sempre necessario un colloquio con il proprio erborista di fiducia e chiedere un parere del proprio medico, in caso di patologie già in corso o se il disturbo non è più momentaneo.
Fatemi sapere la pianta che fa per voi e se i miei consigli vi sono stati utili.
A presto!
Articolo scritto dalla Dott.ssa Ambra Centra
Laurea in Scienze e tecnologie cosmetologiche ed erboristiche.
Vice Coordinatrice Nazionale del Coordinamento Nazionale Erboristi Laureati & Studenti in Tecniche Erboristiche.
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- Elisabetta Boncompagni, Erika Bianchi, Corrado Giua, Guida bibliografica ai più noti fitoterapici, Aboca, 1999
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- Rita De Pasquale, Giuliano Grandolini, Farmacognosia: Botanica, chimica e farmacologia delle piante medicinali, Ed. Springer, 2011, ISBN 978-88-470-1652-1
- S.Pignatti “Flora d’Italia“, 1982: Juglans regia L. – Vol. 1 pg. 107
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