Ho preso in prestito il titolo di un libro che mi sembrava parecchio calzante per parlarvi di come si reagisce a un fallimento, del coraggio che ci vuole e soprattutto della prontezza di reazione che serve per ripartire limitando i danni.
La vita è così, ragazze, e ve lo dico dal fondo di una caduta. Oggi non è una giornata normale per me, oggi chiudo ufficialmente il mio shop. Dopo 3 anni. E lo faccio col sorriso.
Se un progetto al quale abbiamo tenuto tanto, per il quale abbiamo perso il sonno, sul quale abbiamo investito tempo, soldi ed energie, non va nella giusta direzione, dobbiamo saper dire basta.
L’elasticità, la capacità di adattamento e la rapidità di cambiamento nella vita sono grandi risorse.
I tempi sono fondamentali e possono decretare la linea sottile che dall’insuccesso porta alla catastrofe.
Cerchiamo di essere lungimiranti e non attaccarci a un’idea. L’idea da sola non basta, non può bastare, non sta in piedi.
Ci vuole un lungo, preciso e capillare lavoro di pianificazione, capace di dettare tempi e modi. Il cosiddetto business plan.
Il business plan è il metronomo che tiene in vita il vostro progetto e ne scandisce le fasi.
Spesso all’origine di un fallimento c’è un business plan fatto coi piedi, in maniera approssimativa e pericolosamente ottimistica.
Vanno calcolati gli imprevisti, gli intoppi, va lasciato un margine “di manovra”.
Sulla carta tutto è perfetto, ma nella vita no. Divertente per chi ha spirito di adattamento, ma non perfetto.
Tutti prima o poi si trovano a dover affrontare una caduta, tutti quelli che agiscono, che osano, che cercano in qualche modo di cambiare le cose.
Chi razzola nel proprio metro quadro sopravvive, tenendo le spalle coperte e al calduccio e il culo su sette cuscini di piume.
Voi da che parte volete schierarvi, da quella di chi osa o da quella di coloro che hanno le chiappe perennemente al sicuro?
Personalmente non ho dubbi..
Buon inizio anno a tutti e..open mind!